Non riesco a ricordarmi esattamente se fosse la primavera inoltrata del 1985 o del 1986: mi trovavo all’uscita della stazione Centrale, qui a Milano , quando notai un gruppo di ragazzi e ragazze, per la maggior parte teenagers, appollaiati su alcuni muretti e transenne o, semplicemente, in piedi, in attesa. Li oltrepassai camminando ma, dopo qualche attimo, la curiosità ebbe la meglio: chiesi a uno di loro chi stessero aspettando. Mi risposero che nell’hotel situato nella parte opposta della piazza (l’Hotel Gallia) stavano soggiornando alcuni membri dei Duran Duran. Era, sicuramente, una delle loro tappe italiane dopo la fortunata apparizione al festival di Sanremo del 1985, e prima della loro, altrettanto fortunata, tournée del 1987.

E allora, mi chiederete? Cosa può esserci di differente rispetto al concerto dei Beatles, tenutosi a Milano circa venti anni prima? La risposta è nella reazione del giovane pubblico, aumentato in modo enorme da allora, in tutta Europa e altrove. L’esempio dei Duran Duran non è casuale, perché si tratta di una band che ha creduto, sin dagli inizi della loro carriera, nell’importanza dell’immagine e nell’uso del videoclip come mezzo di diffusione capillare della sua arte.

Inventato alcuni anni prima, nei primi anni ottanta del XX secolo negli U.S.A., come strumento promozionale di un brano musicale, il videoclip (letteralmente “video graffetta”, cioè un filmato da allegare letteralmente a un brano musicale nella sua distribuzione) conosce subito un grande successo: le major labels discografiche, data la risposta positiva e la grande attesa del pubblico, investono in questo periodo forti somme per produrre videoclips in linea con le aspettative. Faccio solamente l’esempio del celeberrimo “Thriller” (1984) interpretato da Michael Jackson: il suo lungo videoclip è diretto nientemeno che dal regista cinematografico John Landis, che riutilizza nella sua produzione alcune scenografie usate precedentemente per il film “An American werewolf in London” (un lupo mannaro Americano a Londra) uscito poco tempo prima. L’intervento recitato (rappato), nella parte centrale del brano è a cura del compianto attore cinematografico Vincent Price.

Ma, nell’arte, qualità non è sempre sinonimo di grandi investimenti in denaro: alcuni videoclips, i cui protagonisti sono i sopracitati Duran Duran, sono genialmente ambientati e girati nell’Estremo Oriente del Sud con un budget relativamente limitato, risultando di grande impatto e estremamente gradevoli.

Negli esempi citati prima troviamo alcune caratteristiche di un moderno videoclip, che si differenzia da una ripresa di concerti live e TV shows, esistenti decine di anni prima della loro invenzione; una delle più importanti, sul piano espressivo, è quella di raccontare, molto spesso e nel migliore dei casi, una piccola storia condensata nell’arco di pochissimi minuti. La sua ideazione e realizzazione è molto più difficile di quanto si possa pensare comunemente, come, del resto, lo è comporre un bel brano pop-dance.

In seguito, una generazione di registi si specializzerà in questo particolare settore della cinematografia, diventando, alcuni di loro, molto famosi.

Negli anni precedenti esistettero pochissimi casi, nella pop music, di artisti che dettero essenziale importanza alla loro immagine. Una band come Roxy Music rappresentò una eccezione che confermò la regola; non a caso il suo leader, Brian Ferry, fu giovane studente in una scuola d’arte Inglese.

Ora la situazione è cambiata: degli artisti pop non devono più solamente esibirsi dal vivo e fare attività discografica, cioè incidere e promuovere dischi, ma diventare showmen e showgirls (termini presi a prestito dalla cultura del musical), cioè anche curare il look, ballare e recitare, ovviamente nei limiti delle loro possibilità.

Data la positiva risposta del pubblico, negli U.S.A. nasce M.T.V. ,a cui fa seguito dopo pochi anni M.T.V. U.K. In Italia la R.A.I. crea un leggendario programma: “Mister Fantasy”, trasmesso in tarda serata e condotto dall’ottimo Carlo Massarini, presente attualmente con una serie di trasmissioni su R.A.I. 5, con una rubrica a cura dell’acuto e divertente Mario Luzzato Fegiz, giornalista di musica e costume per il Corriere Della Sera. La Mediaset, in piena espansione, crea un dinamico programma presentato anche dall’inossidabile Linus.

A detta di alcuni esperti del settore, anche il sopra citato festival di Sanremo risorge letteralmente grazie a questa nuova cultura televisiva e musicale, con l’aiuto dell’ambiente della moda. Infatti, nel corso degli anni ’70 sembrò risentire di un oggettivo e costante calo dell’attenzione del pubblico e dei mass-media, indipendentemente dalla qualità artistica in sé: alcune edizioni furono trasmesse dalla R.A.I. in versione registrata. Dopo evidenti miglioramenti tecnici televisivi (l’introduzione della trasmissione a colori), e al costante sponsorship di aziende legate al settore dell’alta moda, negli anni ’80 e ’90 conoscerà una nuova giovinezza. Ricordo personalmente una positivamente shoccante apparizione di Patty Pravo, con un look mutuato dalla tradizione Orientale.

Negli anni ’90 l’ambiente musicale e artistico internazionale vivrà un nuovo cambiamento, i cui effetti sono visibili tuttora: l’invenzione e l’immediato successo di Internet (il primo sito Web verrà creato nel 1993). Attraverso il suo uso, i videoclips, e l’immagine legata ad essi, diventeranno alla portata anche di molti artisti indipendenti.

Recentemente CD Baby, il famoso distributore on line di musica indipendente, ha pubblicato una delle sue numerose e utili guide, ad uso dei musicisti, dedicata a You Tube (in Inglese). In essa, l'autore, con evidente intento enciclopedico, tenta di catalogare, in una dozzina di generi,  i differenti modi di vedere un videoclip attualmente. Ne consiglio la lettura, scaricandola facendo click qui.

Andrea Rollo

© Andrea Rollo 2021